“Ma allora l’amicizia a che serve?”

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Questa domanda, la pone Isa Danieli a Marcello Mastroianni, e lei riferisce la risposta che ha dato Marcello a Jack Lemmon. Il film, un gran bel film, con un grande cast, è Maccheroni di Ettore Scola. Se non l’avete visto, guardatelo. E’ un film sull’amicizia.. Già, eravamo rimasti alla domanda che ho scritto come titolo del post. Guardate la scena e scopritelo da soli. Buona visione!.

Napoli…

golfo napoli tramontoE’ da un po’ di tempo che non vado a Napoli… Città stupenda, ma…? Per chi la ricorda c’era già una canzone di Bennato, che la raccontava perfettamente (Tira a campare). Questa invece, è il suo seguito, “La Mia Città”. Belle parole e bel video..

Napoli, napoletanità e doppia sepoltura…


Questa canzone cantata splendidamente da Pietra Montecorvino contiene la sintesi della napoletanità… Buon ascolto

 Doppia sepoltura: esperienza popolare della morte nella  Napoli contemporanea

A Napoli succede anche questo e non sto parlando del medio evo, ma di tempi attuali.Quando ne avevo sentito parlare la prima volta, pensavo che si trattasse di una leggenda, ma poi avendo conosciuto persone residenti in aeree urbane popolari di Napoli ho avuto la conferma che tutto ciò che state per leggere è vero!.Notizie ufficiale le ho trovate in un interessante post di Francesco Pezzini:

Interessante, a questo proposito, la descrizione del rito  partenopeo della doppia sepoltura come ancora oggi viene praticato: ‹‹dopo la  riesumazione, la bara viene aperta dagli addetti e si controlla che le ossa  siano completamente disseccate. In questo caso lo scheletro viene deposto su un  tavolo apposito e i parenti, se vogliono, danno una mano a liberarlo dai  brandelli di abiti e da eventuali residui della putrefazione; viene lavato  prima con acqua e sapone e poi “disinfettato” con stracci imbevuti di alcool  che i parenti, “per essere sicuri che la pulizia venga fatta accuratamente”,  hanno pensato a procurare assieme alla naftalina con cui si cosparge il  cadavere e al lenzuolo che verrà periodicamente cambiato e che fa da involucro  al corpo del morto nella sua nuova condizione. Quando lo scheletro è pulito lo  si può più facilmente trattare come un oggetto sacro e può quindi essere avviato  alla sua nuova casa – che in genere si trova in un luogo lontano da quello  della prima sepoltura – con un rito di passaggio che in scala ridotta […]  riproduce quello del corteo funebre che accompagnò il morto alla tomba›› . La riesumazione dei resti e la loro definitiva collocazione  sono in stretta relazione metaforica con il cammino dell’anima: la realtà  fisica del cadavere è specchio significante della natura immateriale  dell’anima; per questo motivo la salma deve presentarsi completamente scheletrizzata,  asciutta, ripulita dalle parte molli. Quando la metamorfosi cadaverica, con il  potere contaminante della morte significato dalle carni in disfacimento, si  sarà risolta nella completa liberazione delle ossa, simbolo di purezza e  durata, allora l’anima potrà dirsi definitivamente approdata nell’aldilà: solo  allora l’impurità del cadavere prenderà la forma del ‹‹caro estinto›› e un  morto pericoloso e contaminante i vivi si sarà trasformato in un anima  pacificata da pregare in altarini domestici . Viceversa, di defunti che  riesumati presentassero ancora ampie porzioni di tessuti molli o ossa giudicate  non sufficientemente nette, di questi si dovrà rimandare il rito di  aggregazione al regno dei morti e presumere che si tratti di ‹‹male morti›› ,  anime che ancora vagano inquiete su questo mondo e per la cui liberazione si  può sperare reiterando il lavoro rituale che ne accompagni il transito. La  riesumazione-ricognizione delle ossa è la fase conclusiva del lungo periodo di  transizione del defunto: i suoi esiti non sono scontati e l’atmosfera è carica  di ‹‹significati angoscianti›› ; ora si decide – in relazione allo stato in cui  si presentano i suoi resti – se il morto è divenuto un’anima vicina della cui  intercessione sarà possibile sperare e che accanto ai santi troverà spazio  nell’universo sacro popolare .     Hertz, nel suo celebre Contributo, aveva suggerito una  ‹‹interpretazione della nozione cattolica del Purgatorio come uno stadio della  elaborazione storica della doppia sepoltura›› . In nota era contenuta questa  allusione folgorante: ‹‹l’idea di Purgatorio non è altro, infatti, che la  trasposizione in linguaggio etico della nozione di un periodo preparatorio che  precede la liberazione finale. Le sofferenze dell’anima durante il periodo  intermedio appaiono dapprima come la conseguenza dello stadio transitorio in  cui essa si trova. In uno stadio successivo dell’evoluzione religiosa, esse  sono concepite come il proseguimento della necessaria espiazione dei peccati  commessi durante l’esistenza terrena›› . Nei rituali napoletani della doppia sepoltura, la nozione  cattolica di Purgatorio offre uno spazio di mediazione accettabile con i temi  arcaici della religione popolare: l’idea di un luogo di purificazione  collettiva, a metà strada tra il cielo e la terra, in cui si scontano i peccati  grazie ai suffragi dei vivi in dialogo diretto con i loro morti, offre garanzie  di reciprocità e di scambio simbolico con i defunti. Dopo la sepoltura  definitiva dei resti, puliti ed asciutti, al defunto saranno tributati suffragi  per la salute dell’anima: adesso è approdata in Purgatorio e necessità di  refrisco , di essere alleviata dalle pene della purificazione: ‹‹le ossa,  accuratamente avvolte in un lenzuolo che verrà cambiato di tanto in tanto,  vengono […] periodicamente spolverate e strofinate dai terrasantieri con  stracci imbevuti d’alcool. Questo affinché il morto conservi una buona  disposizione nei confronti dei suoi congiunti›› . In cambio del culto dei  resti, che si svolge al cimitero, e a quello domestico legato alle immagini  dello scomparso, poste tra santini e candele, quest’anima vicina  temporaneamente in Purgatorio offrirà ai vivi una mediazione più accessibile  con il sacro, rappresentandone il livello più basso, più vicino alla condizione  umana. Inoltre, è utile osservare quanto ‹‹dopo la seconda sepoltura le messe  in suffragio diminuiscano comunque di numero fino a scomparire quasi del tutto  qualche anno dopo, quando si ritiene che il caro estinto abbia “scontato il  purgatorio”›› . In sostanza, prima della sepoltura definitiva vi è la fase più  delicata e pericolosa del viaggio; successivamente, una volta accreditata  all’aldilà, l’anima deve scontare il Purgatorio ed è intensamente vicina ai  vivi per i suffragi che riceve e per l’opera di intercessione con cui li ricambia:  per queste ragioni le anime purganti sono un referente sacro contiguo ai vivi e  oggetto di enorme devozione; purificatasi, l’anima continua la sua ascensione  attenuando il mutuo scambio che la legava ai superstiti .

Personalmente a me pare più un soggetto da film Horror e a voi?