Questa canzone cantata splendidamente da Pietra Montecorvino contiene la sintesi della napoletanità… Buon ascolto
Doppia sepoltura: esperienza popolare della morte nella Napoli contemporanea
A Napoli succede anche questo e non sto parlando del medio evo, ma di tempi attuali.Quando ne avevo sentito parlare la prima volta, pensavo che si trattasse di una leggenda, ma poi avendo conosciuto persone residenti in aeree urbane popolari di Napoli ho avuto la conferma che tutto ciò che state per leggere è vero!.Notizie ufficiale le ho trovate in un interessante post di Francesco Pezzini:
Interessante, a questo proposito, la descrizione del rito partenopeo della doppia sepoltura come ancora oggi viene praticato: ‹‹dopo la riesumazione, la bara viene aperta dagli addetti e si controlla che le ossa siano completamente disseccate. In questo caso lo scheletro viene deposto su un tavolo apposito e i parenti, se vogliono, danno una mano a liberarlo dai brandelli di abiti e da eventuali residui della putrefazione; viene lavato prima con acqua e sapone e poi “disinfettato” con stracci imbevuti di alcool che i parenti, “per essere sicuri che la pulizia venga fatta accuratamente”, hanno pensato a procurare assieme alla naftalina con cui si cosparge il cadavere e al lenzuolo che verrà periodicamente cambiato e che fa da involucro al corpo del morto nella sua nuova condizione. Quando lo scheletro è pulito lo si può più facilmente trattare come un oggetto sacro e può quindi essere avviato alla sua nuova casa – che in genere si trova in un luogo lontano da quello della prima sepoltura – con un rito di passaggio che in scala ridotta […] riproduce quello del corteo funebre che accompagnò il morto alla tomba›› . La riesumazione dei resti e la loro definitiva collocazione sono in stretta relazione metaforica con il cammino dell’anima: la realtà fisica del cadavere è specchio significante della natura immateriale dell’anima; per questo motivo la salma deve presentarsi completamente scheletrizzata, asciutta, ripulita dalle parte molli. Quando la metamorfosi cadaverica, con il potere contaminante della morte significato dalle carni in disfacimento, si sarà risolta nella completa liberazione delle ossa, simbolo di purezza e durata, allora l’anima potrà dirsi definitivamente approdata nell’aldilà: solo allora l’impurità del cadavere prenderà la forma del ‹‹caro estinto›› e un morto pericoloso e contaminante i vivi si sarà trasformato in un anima pacificata da pregare in altarini domestici . Viceversa, di defunti che riesumati presentassero ancora ampie porzioni di tessuti molli o ossa giudicate non sufficientemente nette, di questi si dovrà rimandare il rito di aggregazione al regno dei morti e presumere che si tratti di ‹‹male morti›› , anime che ancora vagano inquiete su questo mondo e per la cui liberazione si può sperare reiterando il lavoro rituale che ne accompagni il transito. La riesumazione-ricognizione delle ossa è la fase conclusiva del lungo periodo di transizione del defunto: i suoi esiti non sono scontati e l’atmosfera è carica di ‹‹significati angoscianti›› ; ora si decide – in relazione allo stato in cui si presentano i suoi resti – se il morto è divenuto un’anima vicina della cui intercessione sarà possibile sperare e che accanto ai santi troverà spazio nell’universo sacro popolare . Hertz, nel suo celebre Contributo, aveva suggerito una ‹‹interpretazione della nozione cattolica del Purgatorio come uno stadio della elaborazione storica della doppia sepoltura›› . In nota era contenuta questa allusione folgorante: ‹‹l’idea di Purgatorio non è altro, infatti, che la trasposizione in linguaggio etico della nozione di un periodo preparatorio che precede la liberazione finale. Le sofferenze dell’anima durante il periodo intermedio appaiono dapprima come la conseguenza dello stadio transitorio in cui essa si trova. In uno stadio successivo dell’evoluzione religiosa, esse sono concepite come il proseguimento della necessaria espiazione dei peccati commessi durante l’esistenza terrena›› . Nei rituali napoletani della doppia sepoltura, la nozione cattolica di Purgatorio offre uno spazio di mediazione accettabile con i temi arcaici della religione popolare: l’idea di un luogo di purificazione collettiva, a metà strada tra il cielo e la terra, in cui si scontano i peccati grazie ai suffragi dei vivi in dialogo diretto con i loro morti, offre garanzie di reciprocità e di scambio simbolico con i defunti. Dopo la sepoltura definitiva dei resti, puliti ed asciutti, al defunto saranno tributati suffragi per la salute dell’anima: adesso è approdata in Purgatorio e necessità di refrisco , di essere alleviata dalle pene della purificazione: ‹‹le ossa, accuratamente avvolte in un lenzuolo che verrà cambiato di tanto in tanto, vengono […] periodicamente spolverate e strofinate dai terrasantieri con stracci imbevuti d’alcool. Questo affinché il morto conservi una buona disposizione nei confronti dei suoi congiunti›› . In cambio del culto dei resti, che si svolge al cimitero, e a quello domestico legato alle immagini dello scomparso, poste tra santini e candele, quest’anima vicina temporaneamente in Purgatorio offrirà ai vivi una mediazione più accessibile con il sacro, rappresentandone il livello più basso, più vicino alla condizione umana. Inoltre, è utile osservare quanto ‹‹dopo la seconda sepoltura le messe in suffragio diminuiscano comunque di numero fino a scomparire quasi del tutto qualche anno dopo, quando si ritiene che il caro estinto abbia “scontato il purgatorio”›› . In sostanza, prima della sepoltura definitiva vi è la fase più delicata e pericolosa del viaggio; successivamente, una volta accreditata all’aldilà, l’anima deve scontare il Purgatorio ed è intensamente vicina ai vivi per i suffragi che riceve e per l’opera di intercessione con cui li ricambia: per queste ragioni le anime purganti sono un referente sacro contiguo ai vivi e oggetto di enorme devozione; purificatasi, l’anima continua la sua ascensione attenuando il mutuo scambio che la legava ai superstiti .
Personalmente a me pare più un soggetto da film Horror e a voi?